(Iron Bonehead) Bene signori: sedetevi, devo raccontarvi una storia. Un racconto a tratti tanto eroico quanto oscuro. Immaginatevi come sotto il già poco rassicurante suolo del Black ci sia uno strato ancora meno definito. Non è nero, è semplicemente senza colore. Lì il suono, seppur possa sembrare impossibile, non ha più regole. L’unica regola è il caos. Ebbene in questo sostrato remoto dell’Underground ci sono delle istituzioni, delle associazioni se vogliamo, dedite ad una musica che non è più scopo bensì strumento, un catalizzatore per arrivare ad altro. E’ in una di queste adunate che i suoni incisi su questo vinile sono stati registrati. Si, qui c’è solo improvvisazione… I più arditi possono anche pensare che qualcuno o qualcosa abbia guidato i corpi di questo duo per parlare attraverso gli strumenti. La registrazione è una delle peggiori che io abbia avuto il vero piacere di ascoltare, ma la sensazione di essere nella sala messianica assieme al gruppo è molto forte; il suono in presa diretta, anzi direttissima, offre uno spaccato di una realtà musicale che ha davvero pochi estimatori, probabilmente tanti quanti sono i gruppi coinvolti in questo genere di realtà. Un Black vecchio stampo, dal suono consumato di registrazioni approssimative. La voce che non è una voce, è puro rumore oscuro. Strumenti assolutamente non accordati che vomitano riff splendidi e solenni, un inno a quanto il Black ha musicalmente donato finora a tutti noi. Benvenuti all’inferno, o perlomeno al luogo più vicino ad esso che potrete raggiungere finché siete ancora padroni della vostra miserabile vita. Assoluti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10