(Steamhammer / SPV) La macchina del tempo. La capsula del tempo. Il passato, a volte oscuro, che torna, oggi, più forte e potente che mai. La regina assoluta dell’hard rock, Sua Maestà Lita, ha deciso di aprire i forzieri ricoperti dalla polvere di tutti questi anni, e tirare fuori una decina di pezzi pazzeschi, sepolti nel dimenticatoio degli anni ’80, prima di quella mostruosità chiamata grunge. Lita stessa dichiara: “Avevo un sacco di questi nastri analogici a 24 tracce nell’armadio di casa nei Caraibi. Sono alcuni dei migliori lavori che abbia mai registrato e sono li che prendono la polvere. Ho preso due valigie e li ho portati di nuovo negli Stati Uniti. ‘Time Capsule’ è un lavoro organico con i musicisti più cazzuti e dotati degli anni ’80. Non c’erano spartiti da seguire – tutto succedeva in tempo reale e con il bicchiere di whiskey in mano.”. Questa è roba registrata per divertimento e sfogo di talento, materiale che arriva in mano ad una casa discografica solo oggi… e per fortuna arriva anche alle nostre orecchie! Dopo un intro selvaggio, una scena decadente con la voce di Chris Holmes (attore perfetto!), ci sono dieci canzoni che io mi diverto ad associare ai vari album, sentendoci il feeling di “Stiletto”, di “Out for Blood” o di “Lita”. La Regina non è sola in questa enciclopedia di hard rock di classe. La voce di “Jeff Scott Soto” appare su “Where Will I Find My Heart Tonight”, il basso di Gene Simmons sulla possente e scatenata “Rotten to the Core”, quello di Billy Sheehan sulla selvaggia “Black Leather Heart”, il drumming di Rodger Carter e pure un mandolino suonato da “Dave Navarro” su “Killing Kind”. Ma fanno capolino anche Bruce Kulick, Jimmy Tavis, Robin Zander e Rick Nielsen. Nostalgica “Where Will I Find My Heart Tonight”, emozionante “Killing Kind”, ribelle “Black Leather Heart”, spietata “Rotten To The Core”. Emerge del power blues eccitante su “Little Wing”, un hard rock elettrizzante sulla strumentale “On the Fast Track” ed una dimensione di power ballad ormai estinta sulla bellissima “King Of The Wild Wind”. Tre quarti d’ora di hard rock senza paragoni, confini e limiti. Hard rock che oggi trova nuova vita, nuova dimensione, nuova energia… perché, forse, quell’epoca favolosa esistita nel nome del divertimento e dell’auto devastazione è proprio quello che ci manca in questi tempi oscuri, in questi anni veramente decadenti. E non solo musicalmente parlando. Grazie Lita!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10