(autoprodotto) Il secondo lavoro degli italiani Forgotten Light non è solo un altro album di un’altra band. Anzi. Vale la pena soffermarsi, ascoltare. Analizzare, prendendo questi sette brani molto sul serio. Questo in quanto la band è maturata moltissimo; certo, se è vero che si parte sempre da quella base stilistica di matrice power/prog (à la Symphony X), è altrettanto vero che questo “Window at the Corner” risulta devastante, potente, aggressivo… e infinitamente tecnico. Con una dose di personalità non trascurabile. La componente tecnica non domina mai sull’efficacia dei brani rendendoli troppo contorti, ed i brani non sono comunque mai troppo semplici da risultare scontati. Con durate imponenti (le prime due tracce passano gli undici e i dodici minuti rispettivamente!) la band sarda riesce ad abbandonarsi ad una vastità di scenari sonori, nei quali trovano spazi momenti teatrali, riff aggressivi, voce clean e voce growl (quest’ultima molto aggressiva e di ottima qualità!). Fantastico il labirinto percorso da “Lucifer Effect”, un brano che esplora una vasta gamma di ambientazioni e sonorità, tutti molto ben amalgamati, ben arrangiati… a garanzia di una fluidità del brano semplicemente magnetica. “Call Me Home” è meravigliosa, un brano con un intermezzo suggestivo ed una palese dimostrazione del livello tecnico di ciascun musicista, mentre la title track è basata su una malinconia di base la quale viene esaltata da un groove immenso. Non siamo nell’ambito dei miei generi abituali. Ma ci fu un’epoca dove bands come Dream Theater e Symphony X costituivano ben oltre il cinquanta percento dei miei ascolti personali; si tratta di un’epoca passata, estinta… un po’ per la mia crescita musicale, un po’ perché bands come le due sopra citate non furono più capaci di offrirmi le emozioni che cercavo, che volevo provare. Ed ora che mi trovo davanti a questa ottimo release, tutto ad un tratto mi rendo conto che quelle emozioni sono tornate: pulsanti, elettrizzanti. Più vive che mai.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10