(Sepulchral Productions) Il Canada, il Quebec in particolare, è un posto dove il black metal ha preso una direzione personale, unica, speciale… sempre avvolta in un po’ di mistero; musicalmente c’è tanta brutalità ma anche tanta melodia che convergono in uno stile influenzato da molti fattori, come i suoni di origine scandinava, la lingua francese (ed in Francia il black è un mondo a sé stante) e quell’influenza generale nord americana. I Forteresse giungono quindi al loro quinto lavoro in dieci anni di attività (dei quali ben cinque senza pubblicazioni!), dimostrando una forte personalità ed offrendo un black non così estremo da auto relegarsi nell’underground, ma nemmeno troppo sinfonico o curato da finire nello scontato, abusato o già sentito. Riescono a dare vita ad un black con profonde radici, dimostrando una fede estrema per la terra di provenienza, natura, storia e nazionalismo compresi, e lo fanno con energia e gusto stilistico, tanto che le otto tracce risultano appetibili, coinvolgenti offrendo richiami ad un vasto paniere di riferimenti sia nel black generico, che in quello francese o canadese arrivando a quello sinfonico (sono in due, il batterista ed il vocalist, che si occupano delle tastiere). Furiosa ma gloriosa “Spectre de la Rébellion”, basata su un riff semplice ma efficace, esaltato da un tremolo pazzesco. Feroce “Là Où Nous Allons”, ma anche capace di offrire una parentesi mid tempo immensa. Tirata ma melodica “Par la Bouche de Mes Canons”, perfetta impostazione da inno black metal per “Le Sang des Héros”, mentre risulta molto coinvolgente “Forêt d’Automne”, un po’ per gli arrangiamenti, un po’ per quella melodia affidata ancora una volta ad un tremolo fantastico. Di nuovo trionfo con un mid tempo inebriante nella bellissima “Vespérales”, mentre la chiusura del disco è affiata all’ambient oscuro di “Le Dernier Voyage”. Album generalmente molto epico, agguerrito, esaltante, molto veloce ma anche decadente, vagamente depressivo, oscuro, il quale si spinge verso i limiti dei quattro lavori antecedenti. La band si dimostra in ottima forma, sia compositiva che esecutiva e questo “Thèmes pour la Rébellion” suona davvero molto ribelle: un po’ per l’essenza della band stessa, un po’ per quel grido liberatorio che annuncia un grandioso ritorno a pieno regime.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10