(Hellbones Records) Frank Fear, musicista italo-tedesco, è sferzato dall’influenza di svariati nomi storici: dai Rockets ai Kraftwerk, dai Black Sabbath ai Deep Purple… ed ovviamente anche i Pink Floyd. Pur rimanendo con un’anima rock, artisticamente si lascia andare allo sperimentale, all’elettronica, anche alla techno, passando anche per una carriera di DJ di un certo livello. Ad un certo punto decide di smettere di ‘suonare’ roba d’altri, per soddisfare quell’ispirazione per la composizione, per la creazione, affiancato dal chitarrista Thomas Lee; ed ecco che esce materiale rock elettronico, spaziale, dove il metal ed il digitale si incontrano in una interessante apocalisse sonora. Vengono alla luce “Satan Domination” nel 2018 e questo nuovo emblematico “Criminal Experiment”. Emblematico? Certo… a partire dal titolo il quale quasi vuole autodenunciare il contenuto del lavoro, sicuramente molto borderline, molto ai confini dell’accettazione proprio per l’idea di base: cover elettroniche di brani storici presi dal rock, dal metal, dagli anni ’80… prendendo spunto da artisti come i Prodigy per dare vita ad una depravazione di campionamenti, di beat, di ritmi ballabili che si collocano al confine tra trance e techno, tra psichedelica ed elettronica disagiata. Quindi, premendo play, saltano fuori una versione assurda di “South of Heaven” (“Shout of Heaven”) con Araya iper-campionato, oppure una versione veramente ben riuscita di “Fade to Grey” hit del 1980 dei Visage. Ed ancora l’ambient suggestivo di “Deep Ocean Song”, con palese ispirazione Pink Floyd o l’impossibile ma affascinante “Help Me” (ovvero “Help!” dei Beatles). Inutile dire che questa release farà rivoltare nella tomba alcuni morti noti. Farà incazzare molti puristi… e molti metallari di scuola Slayer daranno vita ad una crociata contro Frank Fear. Ma la musica è anche provocazione, oltre che genio ed originalità: e in questo album queste tre componenti senza dubbio abbonano, traboccano!
(Luca Zakk) Voto: s.v.