(Time To KIll Records) Freschi di firma con la label, tornano i deathsters old school italiani Fulci con il secondo album. Che poi ‘old-school’ è un concetto in questo caso molto relativo: certo, il loro death è gutturale, maligno ma è espresso in maniera non convenzionale. Prima di tutto i Fulci amano esibirsi dal vivo con una componente visuale sincronizzata; poi, altro dettaglio non trascurabile, non hanno un batterista in quanto si avvalgono della drum machine. Il sound è farcito da samples, provenienti da film e dal sintetizzatore, dando origine ad un death ortodosso ma modernizzato in maniera curata, tanto da non scalfire i fattori efficienza, potenza e crudeltà, iniettando piuttosto un feeling nuovo, fresco e moderno, capace di attingere da un ampio ventaglio di influenze, le quali spaziano dai Death SS fino a Suffocation, Cannibal Corpse ed Immolation, passando per influenze che fanno l’occhiolino al grind senza dimenticare i The Monolith Deathcult. Altra cosa interessante di questo progetto, dettaglio tra l’altro anticipato dal moniker, è l’autentica dedizione al regista italiano Lucio Fulci (17 giugno 1927 – 13 marzo 1996), tanto che la band dedica ogni album ad un suo particolare film: se il debutto “Opening The Hell Gates” era dedicato al film del 1980 “Paura nella città dei morti viventi”, il nuovo lavoro gira attorno a “Zombi 2” (1979), tanto che i ragazzi hanno sostanzialmente voluto scrivere una colonna sonora in chiave death metal del film di culto ambientato in un paradiso tropicale dove, a causa di rito voodoo, i morti tornano in vita con le ovvie e tragiche conseguenze. Il sole tropicale del titolo, quindi, non è riferito al piacevole tempore che riscalda le spiagge, ma al feroce assalto delle fiamme dell’inferno. Idea riuscita? Assolutamente si! I quattordici brani (poco più di trenta minuti) sono macilenti, perversi ed infinitamente pesanti: i frequenti mid tempo sono punte d’acciaio infilate nelle cavità oculari, mentre le parentesi più veloci sono precise, ciniche, taglienti e maledettamente velenose. Massacro di carni ed ossa con “Apocalypse Zombie” e la title track. Oscurità dai connotati epici su “Genetic Zombification”, putrefazione con “Church Of The Undead”, lacerante “Legion Of The Resurrected”, tortura per tutte le vertebre con “Splatter Fatality”, sorprendentemente melodica la conclusiva “March Of The Living Dead”. La drum machine rende il suono più truce e chirurgicamente incisivo, mentre synth e voce creano un ambientazione che materializza il puro orrore. Il percorso cinematografico del disco è esaltante, riuscito, indovinato, perfettamente capace di trascinare lungo tutto questo percorso sonoro il corpo ormai a brandelli del morente ascoltatore!
(Luca Zakk) Voto: 8/10