(Season of Mist) Dietro una favolosa copertina disegnata a mano da Nathan Lorenzana, tornano i portoghesi Gaerea con un disco superbo, curato, intenso, probabilmente la loro definitiva fuoriuscita dall’underground, la crescita definitiva dal precedente e comunque favoloso “Mirage” (recensione qui), pur rimanendo lontani dal ogni divagazione mainstream, garantendo quindi quell’assalto sonoro feroce, lacerante, violento, decadente e concettualmente legato a esperienze umane di isolamento, sofferenza ed oscurità interiore. Un brano come “The Poet’s Ballet” posto in apertura, grazie a quella dualità stilistica, mette subito in mostra che i Gaerea seguono un percorso tutto loro, completamente dissociato da altre bands legate al metal estremo. Brani profondi, a tratti atmosferici, spesso aggressivi, intricati ma capaci di mid tempo pregni di pulsazioni (“Hope Shatters” o “Wilted Flower”) o di crescendo sonori struggenti e ricchi di musicalità, con linee di basso superlative, cosa evidente nella title track o l’ottima “World Ablaze”. Con una visione artistica vasta e dal punto di vista dell’immagine molto lontana dai canoni del metal, come confermano i bellissimi video ricchi di danza e teatralità, i Gaerea aggiungono un altro importante ed essenziale tassello al loro destabilizzante puzzle, il quale pezzo dopo pezzo illustra questa disperata guida alla salvezza, alla sopravvivenza spirituale, al lasciar andare, all’andare oltre come unica alternativa ad una caduta senza fine nei meandri oscuri di inferi fatti di depressione e della desolazione.
(Luca Zakk) Voto: 9/10