(Season of Mist) Con il loro metal estremo i portoghesi Gaerea, celandosi dietro le loro inquietanti maschere, descrivono un mondo in totale decadenza, avvolto dalle tenebre ed ormai senza speranza. I loro riff ossessivi e massacranti diventano suggestivi grazie a scelte melodiche oscure ma esaltanti, spesso riflessive, legate ad una intimità tra l’esistenza fisica, i labirinti della mente ed i misteri dello spirito, tanto che i brani risultano complessi, con testi che non sfiorano minimamente le solite tematiche tipiche del black metal. Ed ecco che la suggestiva “Memoir” è un brano che si immerge dentro una dolorosa esperienza post mortem, mentre la drammatica “Salve” percorre sentieri misteriosi che si snodano tra i peggiori desideri umani. “Arson” parla di fiamme che bruciano il passato, che devastano tutto quello del quale l’uomo si pente, la tile track è un sogno doloroso in cui le sofferenze sono necessarie per essere vivi, tuttavia creando l’insensata paura della morte. “Mantle” vaga tra la contrapposizione di piaceri e dolori, mentre la conclusiva “Dormant” esplora altri misteri chiedendosi chi sia, cosa voglia e cosa motivi l’uomo che corre a piedi nudi tra gli avanzi dell’esistenza e le strade in fiamme dell’altro mondo… per poi svelare la drammatica realtà secondo la quale quell’uomo è tutti noi. Un album che dal punto di vista del suono, degli arrangiamenti, della produzione è… e vuole essere prepotente, travolgente, micidiale; “Mirage”, un miraggio: il miraggio rappresenta l’incertezza, quel qualcosa di etereo che si fa vedere ma manca di concretezza… un qualcosa del quale non è consigliabile fidarsi; ed ecco che l’album scende nel profondo, dentro la sofferenza umana, dentro l’isolamento, dentro una totale e destabilizzante solitudine.
(Luca Zakk) Voto: 9/10