(Pure Rock Records) La mia strada si è già incrociata con quella dei Gallows Pole in occasione del loro precedente album (recensito QUI), e già allora ho potuto lodare le capacità degli austriaci, autori di un rock lisergico che sembra riecheggiare in sottofondo i Cure e l’elettronica tedesca degli anni ’80. Li ritrovo oggi con questo “And Time stood still”, che pure mi convince in modo completo: le coordinate stilistiche sono le stesse, ma l’insieme dei brani ha qualcosa di onirico e ipnotico che ti cattura e ti lascia sprofondare in un sound pastoso e a tratti acido. Il brano simbolo di questo disco (e di ciò che tento di descrivere, in modo insufficiente, a parole) è “Older”, con la voce cantilenante di Alois Martin Binder a cullarci in questo viaggio ammaliante, in atmosfere che collego (in modo lontano, s’intende) a certe antiche sperimentazioni sonore della DDR. Le stesse caratteristiche troviamo in “I don’t wanna go”. Ma è bella anche la titletrack, con la sua lunga intro di synth che sfocia in un rock granitico e a tratti stordente; “Rock this Town” propone qualcosa più vicino al metallo classico, mentre il singolo “Summer Rain”, presente anche in versione radio, ha un ritornello aperto di rara bellezza. Non lo chiamerei alternative rock, perché i Gallows Pole sono figli, con ogni evidenza, del sound degli anni ’80; ma “And Time stood still” è un ottimo disco al di là di ogni etichetta o classificazione.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10