(Nuclear Blast Records) Terzo album per Gatecreeper, formazione proveniente dalla torrida Arizona, ma ispirata palesemente da band provenienti dalle fredde e nebbiose lande europee, precisamente dalla Svezia e dall’Inghilterra. Il death metal della band statunitense ha infatti sempre pescato a piene mani da formazioni come Dismember e Bolt Thrower, almeno nei primi due album; ora l’ispirazione proviene sempre dall’asse anglo svedese, ma i numi tutelari sono adesso gli At The Gates ed i primi Paradise Lost, i quali si insidiano prepotentemente nel songwriting, mediando l’assalto sonoro in favore di soluzioni maggiormente melodiche, come dimostrano i brani “Flesh Habit” e “The Black Curtain”, palesemente influenzati da Gregor Mackintosh e soci. Saggiamente, i Gatecreeper non hanno certo abbandonato l’aggressività, garantita dalle chitarre a motosega e dalle vocals che, nonostante l’impianto sonoro maggiormente melodico, si mantengono estreme e brutali. Una formula sicuramente alquanto paracula, ma che permette agli americani di non tradire i propri fans, aprendosi allo stesso tempo ad un bacino d’utenza più vasto.

(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10