(Cruz Del Sur Music) Dopo cinque anni Jeff Black rimette in moto quello che all’inizio era un progetto solista. I Gatekeeper diventano una band a tutti gli effetti che ha pubblicato ad oggi due album e diverse cose a margine, come split, EP, singoli e altro. Il primo album è “East of Sun” (QUI recensito) pubblicato sempre dalla nostra Cruz Del Sur nel 2018. L’anno seguente la band pubblicò l’EP “Grey Maiden” (Qui recensito). Nel 2022 arriva il nuovo cantante Tyler “Tex” Anderson che ben si abbina a questo heavy metal dai tratti totalmente epic. Nelle otto canzoni spicca “Shadow and Stone”, ideale pezzo di punta di “From Western Shores” che a principio è un misto tra una ballad e una canzone pregna di pathos, ma non è scontata e anzi si svela poi elaborata, mutevole, diventa una cavalcata di poco meno di 7’. Segue la marziale, fiera e inesorabile “Exiled King” nella quale forse Anderson rende la sua prestazione migliore nell’album. Aggiungendovi alle due la seguente “Desert Winds”, un piccolo ma avvincente inno, si ottiene la porzione dell’album più esaltante, insieme all’opener e title track. I Gatekeeper non si fermano ad andature predefinite, il loro suonare accelera, può crescere e raggiungere un climax oppure segnare il passo, uscire verso soluzioni neo-prog. Qualcosa che capita più volte in questo album, tanto da tenere anche un esile ma evidente legame con gli Iron Maiden. L’album è foderato da melodie importanti ma è un heavy metal affatto consequenziale ed immediato, pur con le sue evidenti melodie. A parte la canzone “Twisted Towers” che non raggiunge i 5’ e non presenta variazioni di sorta. Si consideri però che su otto canzoni un paio sono di almeno 6’ e mezzo e “Keepers of the Gate”, un pezzo pomposo ma non proprio convincente, arriva a circa 8’ e mezzo. Ciò per affermare che con più ascolti si avverte la totalità e profondità di certe canzoni e della musica stessa che questa band originariamente di Edmonton, Alberta, poi spostatasi a Vancouver, British Columbia, è stata in grado di scrivere e registrare.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10