(Eclipse Records) Atmosfere maestose, sinfoniche, contrastate da deathcore, thrash e un tocco di groove. “Great Olden Dynasty” è il metal contemporaneo, quello che implementa più cose, stili e pesta ma in maniera accorta. Nick K che urla, va in growl, harsh e crea uno strato di tensione sulla musica. Partecipa la cantante Cristina Scabbia (Lacuna Coil, con i quali i Genus Ordinis Dei sono stati in tour) nella canzone “Salem”, certamente uno dei pezzi meglio riusciti, ma in particolare per la struttura musicale. Il duo vocale poi ci ha messo del suo, ovviamente. La trama sinfonica percorre l’album, il più delle volte aggiunge qualcosa, perché non sempre il metal e le melodie ‘classiche’ viaggiano all’unisono. Il fatto stesso che ampie porzioni di musica siano death-thrash puro e senza il supporto dei synth, spiega quanto la band strutturi il proprio sound. Molto bella la canzone “Morten”, la quale invece presenta una meravigliosa combinazione tra metal e pianoforte, mentre “Greyhouse” sfonda i sette minuti e con “The Flemish Obituary” che arriva a poco meno di sette, sono i due pezzi più costruiti che si concedono sprazzi di un neo prog/technical metal. Secondo album per la formazione lombarda, prodotto con attenzione, da Simone Mularoni (DGM e tantissimi altri), suonato con cura, con un ‘uso’ perfetto della Scabbia per valorizzare la succitata canzone. Un grosso passo avanti per la band che lavora in modo soddisfacente al proprio sound.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10