(autoproduzione) L’eclettico musicista e compositore Fabio La Manna ed il batterista Davide Cardella, entrambi ex Alchemy Room, rinascono artisticamente in questo nuovo intenso progetto, i Geometry Of Chaos, affidando il microfono a vari altri artisti, tra questi Marcello Vieira (Invisible Horizon), Ethan Cronin e Elena Lippe (Feronia, ex Nirnaeth). Partendo dalla base progressiva della band precedente, il duo si lascia andare, non si pone limiti e prosegue quel misterioso percorso, tanto che “Soldiers of the New World Order” è un album progressive metal tagliente, ricco di ritmiche pesanti, pungenti, ma anche aperture atmosferiche, ricche di melodia, il tutto convogliante verso scenografie piene di malinconia ed oscurità. L’apertura mentale degli artisti, richiesta anche agli ascoltatori, porta a continue divagazioni intelligenti, spesso in geniale contrapposizione temporale, come per esempio dimostra l’ottima “Spiral Staircase”, una canzone che con destabilizzante noncuranza vaga tra metal moderno, metal classico, rock settantiano, teorie melodiche bluesy ed assoli incisivi. L’album è un concept particolare, il quale non racconta strettamente una storia a capitoli, piuttosto cattura una sfumatura non tanto assurda della realtà odierna e ogni brano espone un aspetto del nuovo ordine mondiale, il quale ha in mano il controllo di ogni aspetto della vita umana, verso l’annullamento di ruoli e personalità, fino alla cancellazione del libero arbitrio portando ogni mente verso la pura obbedienza, azzerando la differenza di base tra pensatori, esecutori, artisti e macchine. C’è una remota traccia southern nel metal moderno di “Idolatry” e “Joker’s Dance”. “Garage Evil” offre un drumming micidiale e quel main riff ossessivo cresce nel cervello occupandone la struttura molecolare. Teatrale “Observer”, brano evocativo ed atmosferico graziato dalla bellissima voce di Elena e capace di divagare con un organo ricco di suggestione tetra. È costruita su un riff tecnico e perverso “Saturated”, canzone contorta nella quale Fabio lascia sfogare chitarra e basso con dissolutezza e libertinaggio, mentre “Premonition” è più incisiva, più graffiante, più heavy, prima della conclusiva title track rappresentata da un percorso contorto, atmosferico, uno strumentale che mescola teorie ultra moderne, aperture etniche ed una chitarra semplicemente avvolgente. Album immensamente tecnico, ma meravigliosamente fruibile: ci vuole genio per rendere accessibile una simile complessità di evoluzioni ed arrangiamenti, per far si che ogni ascoltatore possa trarne beneficio, piacere, ispirazione. Fabio e Davide ci riescono, con stile, con creatività, con energia, dipingendo musicalmente in maniera superlative un mondo apparentemente distopico ma più vicino alla realtà di quanto si possa immaginare.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10