(20 Buck Spin) È perverso il terzo album di questo tetro trio finlandese. Il loro death metal racchiude incubi, emana terrore, destabilizza con ritocchi atmosferici suggestivi e trascina con poca educazione nel profondo degli inferi. I sette brani sono molto inquietanti, il death metal per quanto incalzante e potente, instaura quello stato di ipnosi deviata, un viaggio extracorporeo nei meandri più macilenti degli abissi, dando un glorioso seguito al precedente ed acclamato “Death Velour”, proponendo un death con radici old-school, ma con decadenza ed senso claustrofobico più vicini al doom. Ricca di aperture melodiche taglienti la pesantissima “Ouroborus”, mentre il death/doom di “Out of the Psychic Blue” ama lasciarsi andare ad improvvise accelerazioni brutali, ma anche a riff affilati come la lama di un rasoio. Del death metal iper classico emerge dall’ottima “Sea Of Light”, gironi dell’inferno che si aprono innanzi al campo visivo dell’ascoltatore con “Perdition”. Melodica, profonda, ma anche veloce e tecnica “Parasites”, traccia sferzata sia da parentesi malinconiche che da sfuriate guidate dalla furia cieca. In chiusura due brani di consistente durata: “Dawnless Dreams” con i suoi arrangiamenti ricercati, capaci di colpire con un death rabbioso, una tendenza doomy asfissiante ed un intermezzo atmosferico molto curato, perfetto sentiero tra miasmi sulfurei che conducono a “Mirror Horizon”, brano caratterizzato principalmente da un mid tempo incisivo, anche se non manca l’evoluzione verso una velocità dal sentore deliziosamente apocalittico. Un death che si insinua subdolamente nella psiche, con perversione. Un viaggio spaventoso tra gli angoli più cupi della mente umana.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10