(Black Lion Records) Debuttano con un imponente album, finalmente, gli italiani Ghostheart Nebula. Un disco che, come per il precedente EP, vede una lavorazione tra Italia e Scandinavia considerando che, oltre all’etichetta svedese, il master è stato nuovamente affidato a Øystein G. Brun (Borknagar) presso i Crosound Studio di Bergen, in Norvegia. Album maestoso e curato: non solo un death/doom che spazia tra funeral e cosmico, non solo arrangiato e mixato in maniera evocativa, con quelle keys suggestive e quelle linee di basso intense, questo “Ascension“, oltre al possente vocalist, mette in campo come ospiti Lucia Amelia Emmanueli (Sojourner) e Gogo Melone (Aeonian Sorrow, Luna Obscura… qui anche autrice della bella copertina), oltre a Jon Liedtke (ex Shroud of Despondency) il quale si esibisce in un assolo di theremin. Drammatici, spesso malinconici, un sound con un trionfalismo decadente e lacerante, un senso di oscurità che non è comunque mai fine a se stesso, piuttosto orientato verso un percorso, un viaggio, un vagabondaggio negli angoli più remoti del cosmo, dell’infinità dell’universo, verso un nuovo mondo, verso una spiritualità superiore, la quale sembra prendere le distanze da ogni legame con una Terra morente, abbandonandosi in direzione di una dimensione alternativa, siderale, non più carnale ma sicuramente non meno reale, materiale, concreta. In apertura la lunghissima “Mira”, brano nel quale Lucia offre il suo contributo costruito da sensuali vocalizzi e spoken words ammalianti. Una malinconia mista ad un senso di pace interiore, supportato da scenari ipnotici con l’ottima “Chrysalis”, mentre si rivela immensamente melodica la coinvolgente “Hikikomori”. “The Cage” arriva a territori più vicini al black in una immensa teatralità esaltata soprattutto dal vocalist e fatta emergere dall’incedere mistico dall’assolo di Jon Liedtke. La title track viene poi proposta in tre maestosi capitoli; ecco che “Cosmic River” (con Gogo Melone) si rivela un brano variegato che vagabonda tra un gothic death metal classico ed un post rock moderno, surreale, ultraterreno… mentre “My Burial Dream” unisce disperazione a una forma di rinascita, questa evidenziata da assoli sognanti e interessanti tendenze prog. Il terzo capitolo, “Nebula”, porta all’epilogo, la disperazione incomincia ad avere un sapore di rabbia, quasi come se questa ascensione non fosse solo un ritorno verso ambiti celestiali, piuttosto una nuova vita, una nuova rinascita, un processo che regala un barlume di speranza e un nuovo senso ad un viaggio nato come fuga, ma conclusosi con un significato dal sapore di conquista. Album che cresce ascolto dopo ascolto, forse un album che rende al meglio solo in determinate giornate e particolari stati d’animo. Resta comunque innegabile che sia dal punto di vista globale che nei piccoli e geniali dettagli, ”Ascension” va molto oltre le aspettative che si possono avere per una band sostanzialmente al debutto!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10