(ROAR) Album d’esordio per Ghostseeker, formazione australiana composta da ex membri di alcune realtà della scena metalcore locale, come Letters To Amara, Storm The Sky ed Anyone Anyone, oltre che reduci dal buon successo dell’EP “Initium Novum”, il quale ha raggiunto il milione di ascolti sulle varie piattaforme online. L’album è ottimamente suonato e splendidamente prodotto, ed i ragazzi se la cavano alla grande, anche se c’è da dire sin da subito che non inventano nulla di nuovo; i brani infatti riprendono un po’ tutti i cliché del metalcore più melodico, giocando continuamente sull’alternanza tra la voce brutale e feroce di Daniel Breen, dotato di un growl furioso e graffiante e quella pulita, espressiva ed angelica di Celeste Bojczuk, brava con la sua timbrica eterea a fare da perfetto contraltare al collega maschile, con il quale talvolta interagisce in sessioni corali in grado di creare un bel contrasto. Dal punto di vista strumentale, le chitarre creano un potente muro sonoro, sostenute da un drumming monolitico che scandisce partiture djent, il tutto accompagnato da onnipresenti tastiere che conferiscono quel non so che di gotico e malinconico. Un album che presenta una band capace e sicura dei propri mezzi, ma che tuttavia pecca in originalità, sfornando dieci brani gradevoli, formalmente perfetti ma, ahimè, nulla che possa farci sobbalzare dalla sedia. Le capacità sono enormi, ora c’è solo il bisogno di trovare una formula più personale; attendiamo fiduciosi.

(Matteo Piotto) Voto: 6,5/10