(Blood Harvest) EP di debutto per gli Statunitensi Ghoulghota, quartetto dedito ad un death metal che affonda le proprie radici nei primi anni ’90. I due brani che compongono questo 7” sono malsani, marci, lontani da tecnicismi e produzioni ultra moderne, preferendo un approccio più crudo anche nella produzione, grezza e scarna che enfatizza l’attitudine old style della band. La title track apre le danze con un riff cupo, supportato da una batteria martellante, il tutto sovrastato dal vocione di W. Sarantopoulos, ora cavernoso, ora più su tonalità vicine allo screaming. La parte centrale del brano è lenta e catacombale, dal riffing di matrice doom che si protrae fino a circa un minuto dalla fine, quando parte un’accelerazione aggressiva e brutale. Brutalità che caratterizza anche l’avvio di “Disintegration Paradox”, pezzo più veloce e lineare, che rallenta a metà canzone, prima di ripartire con un’accelerazione folgorante e vocalizzi davvero bestiali. Dimenticate gli orpelli che caratterizzano la musica estrema negli ultimi anni; questo è death metal puro e incontaminato, diretto e maleducato, sulla scia di bands come Disharmonic Orchestra o primi Asphyx. Un gioiellino di incontaminata brutalità.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10