(autoproduzione) Il musicista e autore spezzino crea un album dal taglio cantautoriale. Passando dai suoi trascorsi rock e non, Forlai si presenta come nelle vesti di un Eugenio Finardi, di un Ivano Fossati. Vengono in mente certe canzoni di questi due grandi, durante l’ascolto di “Orso Bianco”, nonostante Girodano Forlai esibisca in primis la sua voglia e capacità di scrivere canzoni. Di rock in questo album ve n’è ma in una misura giusta, parca. Oltretutto Forlai propende per qualche situazione prog per ‘vivacizzare’ il clima, affatto triste ma a tratti profondamente riflessivo. Partecipa a “Orso Bianco” Roberto Tiranti, forse l’ospite giusto, quello possibile e concretamente presente, nei cori e in alcune canzoni. Canzone, poesia, anima e accenni di rock, questo è “Orso Bianco”, sguardo all’anima dell’uomo, verso quel pezzo d’anima che svanisce o rischia di farlo. Uno sguardo con gli occhi di musicisti raffinati. Ascolto dopo ascolto, emergono anche cose ‘nuove’, sentimenti e riflessioni forse messe a fuoco con un tono diverso e alla fine Giordano Forlai si distingue, perimetrando con una poetica propria la propria musica.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10