(Sixsixsix Music) I Goatchrist sono una ex one man band inglese e l’origine anglosassone del combo si sente tutta, anche se il genere proposto non è tra i più malleabili in quanto a canoni espressivi. Ma c’è della personalità in questo demo qui riproposto in versione “ufficiale” a nemmeno un anno di distanza dalla sua nascita. L’album, dopo la classica intro, parte con “Trough Flames, We Invoke Him”. Una dichiarazione di intenti non proprio rassicurante, ma eseguita con stile e quel pizzico di english style capace di discostare la release dal pantano da cui nasce quel tanto che basta per donargli personalità e carisma. La furia prende ben presto il sopravvento e il cantato maligno che ricorda i Silencer più comprensibili non tranquillizza di certo l’ignaro ascoltatore. “Catacombs” parte veloce, tagliente e nera ma con degli inserti acustici per nulla scontati. “The Four Horsemen” ha un incedere quasi doom ed è difficile da spiegare anche per chi scrive, ma si sente che i nostri sono inglesi. Ogni traccia ha infatti un mood ben preciso, che non a caso ricorda ora i My Dying Bride, ora i primi Anathema, ora i nostrani Thunderstorm. Solo una breve parentesi strumentale con “Bloodletting Part 1” per poi rituffarsi nello Stige con la title track. A dire il vero, forse la traccia meno rappresentativa del platter, quasi una B side dei primi Dimmu Borgir. Si torna quindi su territori più personali con “Fatal Equinox (Perpetual Resplendence)”, cover dei Goatpenis. Se possibile, ancora più feroce dell’originale… Altro intermezzo solo suonato per il gran finale con “Inferno”. Il brano più veloce e old style del disco. La reissue è arricchita da una ulteriore traccia strumentale. Che dire, il fatto che il leader fondatore abbia solo 16 anni fa ben sperare per il futuro di questo gruppo. Per chi vuole del black con personalità…
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10