(Reigning Phoenix Music) Henri Sattler porta ancora avanti con orgoglio il vessillo God Dethroned, riuscendo a trasporre in questa anima contemporanea della band un po’ di tracce del tipico stile sonoro di questa formazione nata in Olanda diversi anni orsono. Alfieri del death metal negli anni ’90, il loro stile ha tracciato sonorità nere e ruvide, tendenzialmente capaci di fondere sia il death che il doom quanto il black metal in una fase più tarda però. Assolutamente bravi nel creare melodie dalla vita sempre breve, eppure tali da incidersi nella mente dell’ascoltatore. Per molti anni hanno impersonato un atteggiamento underground e oggi i God Dethroned sono una realtà che brilla attraverso un album coinvolgente, nel quale il death metal viene di tanto in tanto sospinto verso lidi più oscuri del previsto e dunque blackned death metal. Non c’è mai troppa esasperazione nelle composizioni di Sattler e soci, semmai tutto sembra volere offrire spazio a melodie che possano essere da subito brillanti, con pattern ritmici agili ma funambolici – sono di Frank Schilperoort, ex Incantation, Shining e non solo – e quelle chitarre che sanno essere delle lame laceranti quanto cadenzate e possenti per brevi tratti e spesso cedere invece a un passo andante. Nel mezzo molte sfumature, giocate con fraseggi, melodie, arpeggi, riff che edificano un’eccellente progressione melodica che rievoca fasti passati quanto derivazioni semmai più attuali. Una produzione esemplare, una vicinanza all’epicità dei Rotting Christ di oggi – “Kashmir Princess” per esempio – e infine un sound non guarda solo alla velocità o all’impatto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10