(Indie Recordings) Malvagità. Un sentimento oscuro, marcio, che dilaga. Un alito pestilenziale che esce da una bocca di un diavolo perverso, nube nera piena di orrore, demoni, sofferenza. E decadenza. Spiriti delle tenebre, creature degli inferi. I God Seed si materializzano. E come dice il titolo dell’album, iniziano. Primo passo verso una nuova dimensione del male, percorso diretto verso la dannazione delle anime. Gaahl e King. Figure misteriose, assurde, oscure caricature di spettri voraci di sangue, anime, destini. Dalle guerre interne ai Gorgoroth, alle cause legali, alle incertezze, fino alla rinascita, alla creazione di una nuova sorgente del male. Era forse questo il traguardo finale. La vera condanna. Personalmente era anche il mio desiderio. Due menti geniali come King e Infernus rendono molto meglio se lavorano separatamente. Dittatori in una dittatura crudele. Questa nuova reincarnazione della mutante figura dei Gorgoroth, i God Seed, è per noi dannati un’oscura benedizione. Un’altra band che ci guida verso la discesa all’inferno, che ci maledice con spettacoli imponenti, che ci distrugge con produzioni impeccabili. Spazio libero a King, dunque, il quale si lascia influenzare dall’altra creatura crudele che condivide il suo destino, Gaahl, il quale apporta a questo album una nuova sorgente di oscurità, e di agghiacciante perversione. Ed ecco finalmente “I Begin”. Un concentrato di black metal estremo, di sonorità innovative, di legame con la terra, con le foreste. Suoni elettronici, atmosfere che si perdono nell’inospitale natura norvegese. Furia black metal che ricorda “Ad Majorem Sathanas Gloriam”, atmosfere tetre e quasi riflessive, che riportano ai Wardruna. Sonorità ispirate agli anni 70. Il passo notevole è infatti rappresentato dalla presenza stabile di un tastierista, il quale lavora in modo notevole, senza mai togliere violenza, senza mai minimamente avvicinarsi al black metal sinfonico. “I Begin” è pura devastazione. Puro annientamento. Totale mancanza di pietà. Malvagio, brutale, assolutamente infernale. L’inizio di questa fine terribile apre con “Awake”, la quale non lascia dubbi sulla crudeltà che King e Gaahl riescono a materializzare assieme. “This From The Past” introduce veramente l’elettronica, la quale riesce ad arricchire, rendere più solenne, più monumentale l’intero pezzo. “Alt Liv”, autentico capolavoro, dove il black metal incontra la natura, la foresta, e valorizza la potente voce di Gaahl, il quale non è capace solamente di un growling violento. Anzi. L’atmosfera trasmessa da questo pezzo è inquietante, il risveglio del demone rimasto in attesa per secoli del momento della vendetta. Il momento è arrivato. “From The Running Of Blood” è “un altro” violento esempio di assalto sonoro, dove non mancano quegli arpeggi distorti che hanno reso grandiose molte canzoni dei Gorgoroth. Assurdo, e dannatamente geniale, l’abbinamento di tastiere settantiane con la devastazione della grezza distorsione su “Hinstu Dagar”, un pezzo oscuro, pesante, che con l’aggiunta di effetti elettronici riesce ad innalzare il livello di perversione degli arrangiamenti, della struttura e del cantato. Dopo la sfuriata di “Aldrande Tre”, la maledizione vaga sulle note di “Lit”, dove compaiono ambientazioni che vanno oltre i confini, oltre le terre, oltre le dimensioni. Un pezzo assolutamente maestoso, un inno alle tenebre senza paragoni. Si percepisce davvero il male, si intuisce che questi non sono semplici performers, ma sono esseri degli inferi, coerenti con la loro oscurità, la quale non si limita solo alla musica, allo show. La brutalità di “The Wound” anticipa “un altro” pezzo assolutamente diverso, conclusivo, un’altra nuova pagina di black metal innovativo, di genialità compositiva: “Bloodline”. Rumori. Suoni. Distorsioni. Respiri di morte, sospiri di disperazione. Terrore che dilaga, paura, brividi. I God Seed sono finalmente qui. Attendevo con ansia questo momento. Non mi hanno deluso. Non deluderanno nessuno. Se volete il male, quello vero, quello puro, quello libero da inquinamenti, quello che offre solo pura arte oscura, l’avete trovato: “I Begin”. Fino alla fine. Ed oltre.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10