(Metal Blade Records) Sesto album per questa entità, per questo poli-strumentista americano che fonde con eccellente grazia il beat elettronico al black metal. Secondo l’artista l’album evidenzia gli orrori di un mondo che marcia a ritmo di religioni rinvigorite dall’ignoranza, rispecchiando le oscure ansie di un’epoca afflitta da un’eccessiva e deviata gestione politica. “Prophecy”: la profezia. La profezia che conduce alle porte di un abisso senza fondo, senza luce, senza speranza. Dopo l’intro “Judgment”, la title track mette subito in ‘chiaro’ dentro quale dissonanza sonica ci stiamo inoltrando, senza via d’uscita, senza possibilità di ritorno. C’è molta dark wave nella bellissima “Death in Bloom”, mentre le pulsazioni melodiche di “Deceiver” conducono ad un livello mentale superiore, totalmente inesplorato. Seducente “Temple of Tears”, lacerante “Decadent Decay”, irresistibile la favolosa e drammatica “Widow Song”, brano nel quale le linee vocali assumono una dimensione semplicemente irresistibile. Isterismo con “Golgotha”, digital doom con “Digital Death”, ancora una sequenza di fremiti micidiali con “Shelter”. Oscura, dannatamente tetra “Through the Water”, scorrevole ed inarrestabile la conclusiva “Leviathan”. Il mondo moderno sta crollando. Nella bibbia si chiamerebbe apocalisse, ma l’apocalisse di quel libero è solo un eufemismo: l’artista vede un crescendo del fanatismo religioso cristiano, quindi trova logico esaltarne l’eterno nemico, la nemesi… il signore del male, Satana in persona. Intensità senza limite. Emozione e senso catartico. Ritmo. Vibrazioni. Devastazione. Distruzione. Questa è la profezia… e, anche se non ce ne rendiamo conto, è ormai molto probabile che il suo compimento sia già in corso d’opera.

(Luca Zakk) Voto: 9/10