(Soulseller Records) La mia esperienza con i norvegesi Gravdal risale al 2010, quando erano in tour con i Gorgoroth e i Keep of Kalessin. Questa band nata dall’idea di Phobos, anche live session dei Gorgoroth stessi, crebbe, uscì dallo studio e, all’epoca, era fresca di release con l’ottimo secondo lavoro, intitolato “Torturmantra” (guest Niklas Kvarforth). Poi il silenzio. Dopo ben 7 anni, e qualche cambiamento di line up (nuovo vocalist, per esempio) tornano con un pezzo d’arte assolutamente inconsueto e travolgente. Se “Torturmantra” era un sano black metal, ricco di groove, potenza e violenza, il nuovo “Kadaverin” si eleva ad un qualcosa di strano, fedele al black feroce ma anche capace di iniettare massicce dosi di materiale alternativo, sfociando in un black metal tra il progressivo, l’atmosferico e l’avant-garde. Fin dalla title track posta in apertura tutto appare diverso, nuovo e maledettamente ben fatto: riff ed impostazione vocale sono prettamente black, anche in linea con l’album precedente, ma quel fantastico sassofono che emerge dal nulla e trascina verso confini lontani, imposta immediatamente nuovi limiti e colloca l’opera su livelli nuovi, complessi, intelligenti ed estremamente efficaci. “Apostler av døden” è furiosa, ma quell’intermezzo con clean vocals quasi corali, risulta inquietante, maligno, decisamente perverso. “Dans med livet, dans med døden” è black metal mid tempo, un black che trasuda odio e morte … ma anche un black metal che offre linee di basso funeree e chitarre con risoluzioni delle battute incredibilmente sensuali, piene di provocazione e ingegno compositivo. “Arkaisk kamp, angrip!” è a tratti decisamente prog, ed offre un assolo non comune nel genere. Ancora cori fantastici e quasi canzonatori sulla fantastica “Vi som ser i mørket”, stupendo il clean vocals della riflessiva “Eklipse”, mentre la conclusiva “Når noen tar farvel” esce dalle regole, è dolce, quasi un addio, quasi una rassegnazione musicale dove ancora una volta il sax offre livelli sonori immensi, affiancato da un bellissimo piano. Con i testi scritti da V`gandr (Helheim, Taake) e guest vari provenienti da Satyricon, Taake, SAHG, The Ruins Of Beverast, Seven Impale e Orkan, i Gravdal tornano dopo tanto tempo con prepotenza, genio, oscurità e un album immensamente black metal ma anche totalmente fuori schema, lontano dalle regole, astratto e mortalmente fantastico!

(Luca Zakk) Voto: 9/10