(M-Theory Audio) Se il debut “Noctural Resurrection” mi aveva colpito per la sua freschezza, il secondo disco dei Graveshadow è più canonico: non voglio certamente bocciare la band di Sacramento, California, ma mi sembra che la loro proposta si sia leggermente standardizzata. La opener “Doorway to Heaven” ha tutti gli elementi classici del symphonic gothic: tastiere ben presenti, modalità canora ‘beauty and the beast’, ritornello melodico. Più solenne la titletrack, che fa certamente pensare, almeno a tratti, alle strutture del gothic inglese di fine anni ’90; “Hero of Time” farà certamente felice i fan dei vecchi Nightwish, mentre “The Unspoken” varia qualche elemento (l’andamento molto ritmato e i cori). “Slave” si fonda su un buon ritornello, nel quale Heather Michele Smith fa sfoggio della propria arte canora; la scaletta si chiude con due brani differenti dagli altri ma non per questo fuori posto, perché “Liberator” si spinge quasi fino all’horror metal, mentre “Warchief” ha un approccio quasi classico e certamente più incline al power. Gli ultimi tre pezzi citati fanno parte della suite “Call of the Frostwolves”. Comunque un disco godibile per gli appassionati del gothic/symphonic metal.
(René Urkus) Voto: 7/10