(autoproduzione) Potente salto nel mio passato. Trasporto brutale verso un’epoca andata, ma mai veramente morta. Un’epoca dove il metallo era rovente, infuocato. Un’epoca dove la negazione era un arma, l’unica arma conto il sistema, contro tutti i sistemi. Negazione della società ovvia, dei valori scontati, dell’umanità ordinaria. Destini che condannano. Vite decadenti. Falsi predicatori. Pazzia. Gusto per il macabro e per l’orrore, tombe, rituali, esecuzioni. Questo era l’heavy metal 30 anni fa. I Gravety, nel 2012, ripropongono questo metallo.  Questa ribellione. Questo urlo. Considerando il mondo che ci trasciniamo dietro, i Gravety non hanno torto. Regalano comunque musica vera, pura, potente. Inneggiante.  Ricevo questo CD, con questa bella copertina, semplice, diretta: una tomba, la tomba di ciò che siamo stati, la dannazione di ciò che siamo oggi. Sono tedeschi, alta scuola del metallo pesante, e dicono di suonare un thrash’n’doom. Non so se è vero, non so se è un nuovo tipo di metallo come loro dichiarano. Io ci sento molta energia. Potenza. Mi vengono in mente gli Hammerfall appesantiti in maniera devastante. Ci sento i Defiance. Cantante, ispirato in qualche modo a Messiah Marcolin, con una voce potente, energica, di quelle che non sentono la fatica, mai. E che riesce, a volte, a proporre pure un growling di qualità. Epiche “False Messiah”, “Into The Grave”, “Summoning Ritual”. Classiche e dannatamente potenti “Stroke of Fate”, “Decay of Life” e “Curse of the Catacombs”. Lo dicono loro: è tempo di diventare Gravety-zombie e di segure la band in tutte le tombe! Non ci si può nascondere!

(Luca Zakk) Voto: 7/10