(Fastball Music) Un album nel 2014 pubblicato autonomamente e intitolato “Shadow of My Past”, poi nove anni dopo questo secondo album in studio. Da “Shadow of My Past” ad oggi la formazione svizzera Green Labyrinth ha cambiato la cantante e il batterista. Due sottolineature doverose prima di entrare nei discorsi di questo nuovo album che francamente stupisce e nel suo verso positivo. I Green Labyrinth creano una sapiente interazione tra symphonic, prog e power metal. Fondamentalmente la band è legata al prog e al synphonic però le sfumature che intercorrono tra i due generi riprendono la matrice power, quanto quella heavy e parzialmente gothic. Il sound è vivace, mutevole lungo il corso dei pezzi e riesce a tenere registri metal a prescindere dalla loro natura. I tratti sinfonici sono onnipresenti e restano però sullo sfondo o al massimo si addizionano alle variazioni delle chitarre, ampliando così l’atmosfera dei pezzi. Ottima la sezione ritmica, con Mätthu Dätwyler infaticabile e spesso va a proporsi in controtempi, frammentazioni di sorta o scandendo certi passaggi. David Vollenweider è il solo chitarrista che distribuisce anche qualche assolo interessante, sempre melodici ma è sui riff che sembra avere molte idee rivelandosi creativo. Lei è la punta di diamante, Seraina Schöpfer, una voce da mezzo soprano, un timbro fiero, ispirato e in flusso melodico che si eleva sui pezzi. Poco più di un’ora in cui le scariche batteristiche di Dätwyler sparigliano accompagnamenti e contrappunti sulle scie strutturali di Vollenweider e Tom Hiebaum, ovvero il tastierista. Al basso c’è Stephan Kaufmann che la produzione avrebbe potuto premiare alzandogli il livello dello strumento. I brani non sono scontati ma costruiti, in divenire, continuamente frutto di un intreccio prog e symphonic che lancia verso l’ascoltatore melodie epiche e fiere, quanto maestose e imponenti. “Sequences” è un album che non ci si aspetta, eppure arriva da una band che dal 2008 a oggi ha pubblicato poco e vissuto cambi di formazione. Una storia comune a molte altre realtà, eppure non tutte arrivano a incidere un lavoro così peculiare di qualche gradino sopra la media.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10