(Nuclear Blast Records) ‘Questa terra pagana’… recita il titolo, mentre il sottotitolo intensifica la dose con un “A Journey into Occult Albion” (‘Un viaggio nell’Albione occulta’). Tutto nell’ottica di un album immenso, favoloso, travolgente, melodico, catchy, deliziosamente diabolico, profondamente occulto, decisamente oscuro nella sua brillantezza melodica e, non ultimo dissacrante e deliziosamente perverso! Un album che narra dell’altro lato della Gran Bretagna moderna… ignorando quello famoso, turistico, bello, pieno di cattedrali e chiese Cristiane: qui si striscia nei bassifondi, si vaga senza pace in un paese di torri solitarie, brughiere desolate, boschi dimenticati e misteriose simbologie occulte che segnano il cammino attraverso una terra pagana, seguendo le vibrazioni di un doom metal brillante, ricco di divagazioni degne di bands iconiche come i Golin di Claudio Simonetti, un doom reso più tetro dai fitti organi supervi, dalle linee vocali pungenti e incredibilmente catchy, sempre con un groove monumentale in un turbinio di brani che si espandono in maniera esagerata, materializzando emozioni ed un’energia costantemente fuori controllo. “The Forest Church” è sinistra, con quel crescendo, con quel ritornello… mentre “Mountain Throne” è pura follia, con una chitarra infinita e -nuovamente- un ritornello semplicemente diabolicamente definitivo! E poi questa “Maxine (Witch Queen)”, con tutto quel senso di amore deviato nei confronti della bellissima ma altrettanto tetra Maxine Sanders, Grande Sacerdotessa della Wicca? O quell’incedere ossessivo di “One for Sorrow”? Così misteriosa, così doom, così inquietante. Introspettiva e molto folk “Song of the Stones”, possente e sabbathiana “The Ancient Ways”, aggressiva “Hunters in the Sky”, sanguinosa la conclusiva “Oceans of Time”, con quel vento dei Carpazi che soffia incessante e drammaticamente pericoloso. Un disco imperdibile, capace di catturare e provocare ben oltre ogni limite, in grado di elargire una infinita dose di perversa malignità pur celandosi dietro una impostazione apparentemente benevola… quasi la maschera umana delle peggiori malefatte del Diavolo. Un senso di orrore, di occulto, di mistero, di proibito che aleggia insistentemente in ogni singola dannata nota, in ogni singola maledetta melodia o progressione; il vocalist ha dichiarato che la band, con questo disco, ha voluto creare la colonna sonora definitiva del film horror con radici folk che prendeva forma nelle loro deviate menti. Ci sono riusciti? Oh signori delle tenebre, oh grande signore degli inferi… SI! Inquietantemente più di quanto loro stessi possano mai lontanamente immaginare!
(Luca Zakk) Voto: 10/10