(Massacre/Audioglobe) Formazione simpatica i Gun Barrel: una di quelle che a inizio anni 2000 faceva parte della scuderia Limb ma che comunque è riuscita a restare in pista nonostante la fine della golden age of power metal. E forse questo è accaduto perché i tedeschi non sono mai stati il classico gruppo da doppia cassa a elicottero, ma anni prima degli Avantasia MK II hanno giocato generosamente con certe sonorità rockettare che andavano spesso a finire dove sta il miglior Bon Jovi. “Brace for Impact” è il quarto disco in studio e segue addirittura ad un live autoprodotto che i nostri hanno diffuso intanto che la Massacre li metteva sotto contratto. La titletrack ci mostra la band in forma smagliante: il sound è sempre lo stesso, 70% hard rock e 30% power, ma quel che conta è il songwriting e almeno in apertura il risultato è godibile. Ancora più allegramente fracassona “Dancing on Torpedos”, ma non mancano i brani preconfezionati: in particolare, “Start a Riot” utilizza tutti, ma veramente tutti, i trucchi dell’hard rock fine anni ’80-inizio anni ’90, compreso il rallentamento finale affidato soltanto a cori e batteria. Non credo di dire una sciocchezza facendo, per “Diamond Bullets”, il nome dei Guns’n’Roses, anche per come il singer Patrick Sühl adatta la propria voce! E anche la half ballad “Turbolence & Decadence” ha quel tocco fine anni ’80 che fa strappare i capelli ai nostalgici. “The wild Hunt” ci porta più in territorio power, ma la bilancia del disco pende chiaramente da un lato. Più per i fan di Axel Rudi Pell che per quelli dei Gamma Ray.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10