(autoproduzione) La Svizzera da qualche tempo ormai cova una certa quantità di band dalle sonorità post-hardcore, alternative rock, matchcore, cioè realtà moderne per le quali il sound è uno sfumare tra più generi che vanno dal rock a salire. La nazione rossocrociata pullula di album e pubblicazioni tali e “The Beauty of Irony” segue il precedente “A Terrestrial Journey” che i Guns Love Stories pubblicarono nel 2013 per la sumsRecords. La band è di Lucerna, nasce nel 2011 e dunque in cinque anni ha fatto passi interessanti per emergere. La caratteristica peculiare di “The Beauty of Irony” è la sua pulizia e la perfetta totalità dei suoni, creati collegando gli strumenti agli amplificatori e senza lavorarli con troppi filtri. Almeno è questa l’impressione, visto che si sente il ruggito delle chitarre e la genuina voglia di picchiare le bacchette sui tamburi. Anche il cantato è diretto e arso, melodico e forte, roco e duro: Thomas Zurfluh è cantore aperto, ampio nell’interpretazione di questi testi sociali e con malinconia di fondo. Il quartetto viaggia spedito muovendosi tra atti post hardcore ad altri nettamente alternative rock, ma con un timbro energico e arrabbiato. Il loro sound scuote, vibra di suo, si adagia a volte su scorci più quieti, ma nella sostanza opera su un impatto durissimo. Momento di folk psichedelico con “The Birds Keep You Away”, poetica freak che spezza in due la sequenza dei brani di “The Beauty of Irony”. Avvincente la seguente “Candle and Curses”, rovente composizione che incarna lo spirito del r’n’r nelle proprie maglie. Dunque un sound ruggente ed energico, certamente pulito e forse troppo in alcuni casi; infatti qualche canzone manca di quel sincero ‘lasciarsi andare’, di quella genuina spontaneità nell’essere coinvolgente. Un giorno questa spontaneità arriverà.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10