(Art Gates Records) Sono passati due anni da “Thirteen” (recensione qui), e per i Gwydion è ora di festeggiare i 25 anni di carriera: i lusitani lo fanno con un disco, il quinto, di ben 68 minuti, che può costituire una vera e propria summa di tutte le influenze pagan/folk/viking del loro sound. Una lunga intro di synth è preludio a “Stand Alone”, epica e marziale; la canzone cede il passo a “The Bards”, un brano sostenuto e ironico, che fa evidentemente propria la lezione dei Finntroll. Fierezza pagana alla Northland (non a caso un’altra band iberica) per “Hostile Alliance”; con “Cad Goddeu” i nostri spingono al massimo sul versante epico, raggiungendo la vetta del disco e non rendendo esagerati i paragoni con i Moonsorrow. I nostri si autocelebrano nella stentorea “Gwydion”; immancabile la (frenetica) sosta in birreria con “Ale Mead and Wine”, mentre “Steed Song” è furia pagana compatta e veloce. L’aumento del tasso di keys ci avvicina, in “Plaeu Yr Reifft”, ai primi e più violenti Ensiferum, mentre una epicità quasi alla Amon Amarth anima la conclusiva “Hammer of the Gods”, fondata su una fiera e insistita ripetizione del ritornello. La band sembra aver dato fondo alle proprie energie per questa celebrazione, ma il risultato vale certamente lo sforzo.

(René Urkus) Voto: 7,5/10