(Listenable Records) È da pochi anni che ha visto la luce questa formazione composta da elementi di Izegrim, Bleeding Gods e God Dethroned, attraverso il debut album “Prey”, QUI recensito, rivelatosi un buon biglietto da visita per gli olandesi. Sostanzialmente si ripetono e con capacità, con il loro symphonic blackened death metal che ritorna graffiante e con trame sinfoniche, le quali nascono dalle tastiere di David Gutierrez Rojas (Bleeding Gods), agili e al contempo accattivanti nel decorare le trame death/black e gothic metal, maestose a tratti arcigne e rese tali anche da quella voce indiavolata di Marloes Voskuil (ex basso degli Izegrim). Il duo chitarristico formato da Ramon Ploeg (ex Debauchery e Bleeding Gods) e Jeroen Wechgelaer (ex Izegrim) sviluppa trame pulite, quasi in accompagnamento alle strofe di Marloes Voskuil, passando a fasi ritmiche agili nei vari cambi di passo, con l’incalzante lavoro del basso di Jessica Otten (Bleeding Gods e Dictated). Resta da precisare che sebbene qualche passaggio e atmosfera ricordino i Cradle Of Filth, gli Haliphron si mostrano comunque variegati nel loro modo di comporre e infine seguono un loro suonare che si rende personale e in fin dei conti piuttosto symphonic nella sostanza. La band va a sottrarre in ogni aspetto del suonare, senza riff di troppo, improvvisi e magari inutili cambi di ritmo o melodici, creando così una linea melodica principale da portare avanti e magari sviluppare con una certa cura. Infine sono ottime le distorsioni delle sei corde, le quali non sono vestite da un timbro sintetico e smaltato.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10