(Napalm Records) Il dodicesimo album! Si! Sono dodici gli album, alle porte del trentesimo anno di carriera! E anche questa volta le carte ovviamente non cambiano, sempre e solo purissimo e pregiato metallo svedese, e questo perché esistono delle bands che devono per forza fare praticamente sempre la stessa cosa. È sicuramente vero che se osi troppo, se esci esageratamente dai tuoi confini, subito tutti ti additano dicendo che ti sei rammollito, che hai tradito, che non fai più la bella musica di un tempo, ma è altresì vero che l’arte evolve e le mode cambiano, pertanto se suoni sempre la stessa cosa finisci per annoiare, vieni accusato di non saperti rinnovare. Ma questo ci sono alcune bands iconiche, come gli Iron Maiden, come gli AC/DC, come furono i Ramones… e come sono i mitici Hammerfall che non possono cambiare e la loro grandezza sta proprio stile ed offerta musicale sostanzialmente immutati. Non scervellatevi nel trovare una teoria che spieghi il perché di queste eccezioni… ve ne offro una io: si chiama offrire dei punti di riferimento! Vedete, il mondo cambia in fretta, noi cresciamo, maturiamo, le nostre vite cambiano… è tutta una costante rocambolesca corsa in avanti e, alla fine, è umano aver bisogno di alcuni appigli, qualcosa di sicuro al quale aggrapparsi, qualcosa che non tradisce… mai! Servono alcune certezze solide in questo mare di insicurezza, ed è questo che bands come gli Hammerfall sanno offrire: qualsiasi cosa succeda, hai la certezza che prima o poi ti arriva un altro album pieno zeppo di quell’energia che ti fa dimenticare i problemi della vita e, spesso, ti stimola ad andare avanti con forza e decisione. Allora subito gloria e legami inscindibili con l’epico refrain di ”Brotherhood”, ti penetra nella carne e nello spirito il leitmotif della title track, un brano che galoppa letteralmente verso l’imminente battaglia. Irresistibile “No Son Of Odin”, canzone con un tiro pazzesco poi interrotto da un altro refrain nel quale trionfano divinità, spade, guerrieri e quel valore leggendario. Si sale di livello con la poderosa “Venerate Me”: non solo ci sono versi che recitano ‘Untamed by nature’, ‘I am a state of the art’ o ‘Make me immortal, venerate me and rejoice’, i quali fanno capire che gli Hammerfall non hanno perso lo smalto per quanto riguarda i testi.. ma in questo brano, ovviamente, c’è un ospite d’eccezione: sua maestà King Diamond! Intensa la chitarra e ben riusciti gli arrangiamenti vocali su “Reveries”, ”Too Old To Die Young” è già un classico perfetto per il singalong ai concerti, mentre l’immancabile heavy ballad della band svedese si chiama “Not Today” e, ancora una volta, si rivela leggendaria, musicalmente favolosa, con quel senso di lacrime calde che scorrono su lame fredde e grondanti sangue. In chiusura la trilogia rappresentata dall’incalzante “Live Free Or Die”, dalla scatenata “State Of The W.I.L.D.” e dall’aggressiva “No Mercy”. Dietro un’altra abbagliante copertina di Samwise Didier, “Hammer of Dawn” è un assalto frontale pazzesco, con una resa devastante ancora una volta firmata da Fredrik Nordström; ovviamente ogni brano offre un Joacin in pienissima forma, riff taglienti come lame, drumming poderoso ed assoli che sintetizzano la ragione per la quale l’heavy metal è nato e non ha nessuna voglia di morire. E gli Hammerfall? Se non esistessero bisognerebbe inventarli… anzi, bisognerebbe iniziare a pensare di estrarne il DNA per metterlo al sicuro da qualche perte. Per il nostro futuro. Per il bene dell’umanità!

(Luca Zakk) Voto: 9/10