(Dissonance) Per coloro che si ritengono amanti dello sleaze/glam il nome Hanoi Rocks non ha certo bisogno di presentazioni. Era il 1981, quando la band finlandese ha pubblicato “Bangkok Shocks, Saigon Shakes, Hanoi Rocks”, un disco rivoluzionario e destinato ad influenzare quella scena musicale sviluppatasi qualche anno dopo a Los Angeles, con bands come Skid Row, Guns’n’Roses e Faster Pussycat. L’irruenza del punk rock, le sonorità bluesy degli Aerosmith ed il look esagerato tipico del glam rock formano una miscela esplosiva. “Don’t Never Leave Me” è ruffiana all’inverosimile, con melodie dal feeling pop e la voce di Michael Monroe rauca e sguaiata nel cantato e pervertita nelle parti sussurrate. “Lost In The City” è più sostenuta, tre accordi punk stemperati dall’armonica a bocca che richiama i citati Aerosmith. “Tragedy” è spumeggiante: rock’n’roll puro fino al midollo, ma estremamente catchy. Un debutto praticamente perfetto, che paradossalmente al tempo non aveva riscosso grande successo in Europa, salvo poi essere rivalutato anni dopo. Successo che arriva con il successivo “Oriental Beat”, album maggiormente curato negli arrangiamenti, con brani ancora più ammiccanti e diretti. “Motorvatin’” è introdotta da un giro di basso semplicissimo ma irresistibile. La title track risente di influenze che vanno dai Ramones ai Beach Boys. “No Law Order” lsi adden tra addirittura in territori reggae, con ritmiche spumeggianti. Un album che consolida quanto di buono creato nel debutto e che apre le porte alla band finlandese. Nel 1983, i cinque scandinavi si imbarcano in un tour per promuovere l’album “Back To The Mistery City”, esibendosi pure al mitico Marquee di Londra. Il concerto è energico, ed in sede live i brani acquisiscono una carica del tutto nuova, grazie anche ad una produzione decisamente corposa, grazie alla quale i pezzi ne traggono un indubbio beneficio. Circa un anno dopo quella data, dopo una notte di eccessi, il batterista Razzle Dazzle perde la vita a bordo dell’auto guidata da Vince Neil dei Motley Crue, mettendo fine ad una band che ha seminato decisamente più di quanto ha raccolto.
(Matteo Piotto) Voto: s.v.