(Svart Records) È noto da diversi anni e già non troppo tempo dopo le registrazioni di “Oriental Beat” che gli Hanoi Rocks non fossero contenti del risultato finale. Le registrazioni operate da Pete Woolliscroft all’Advision-studio di Londra, a 200 sterline al giorno, videro un mixaggio realizzato mentre la band era in tour. Il produttore Wolliscroft non era certo un novellino, aveva lavorato con Frank Zappa e lavorerà poi con Kate Bush, Peter Gabriel, Def Leppard, ma con gli Hanoi Rocks le cose andarono in maniera poco soddisfacente per la band. Si racconta addirittura che Pete Woolliscroft manco sapesse chi fossero gli Hanoi Rocks. Per i 40 anni dell’album si passa a una versione rimixata e rimasterizzata e mettendo mano ai nastri originali dell’epoca, con Petri Majuri presso E-Studios in Finlandia e in stretta collaborazione con la band. Si vuole così ovviare come testimoniano le parole del bassista Sami Yaffa, «all’album dal suono peggiore della nostra carriera». Il cantante Michael Monroe ha sempre ritenuto “Oriental Beat” ottimo ma rovinato dal produttore. Tuttavia la glam rock band finlandese con questo album arriva al numero 3 della classifica in patria e prese qualche altro buon piazzamento altrove. Si avverte in questa nuova veste come certi suoni vengano fuori. In primis il basso, molto più netto e corposo e con un’identità rispetto all’originale. “Sweet Home Suburbia” e il suo funky suona molto più frizzante e poi, globalmente, anche il cantato di Michela Monroe ne guadagna perché emerge in maniera incisiva. Sulle chitarre però, almeno l’orecchio suggerisce questo, siamo su un piano comunque ovattato. Insomma c’è più groove e non attraverso le chitarre. Il glam-punk rock degli Hanoi Rocks viene riproposto e la cosa fa comunque piacere perché loro restano un caposaldo, un’ispirazione per un’intera scena che anni dopo sboccerà qualche latitudine più in là rispetto a quella terra tra la Russia e la Svezia. L’assolata Los Angeles!
(Alberto Vitale) Voto: 8/10