(earMusic) Con le dovute differenze, ho sempre considerato Kai hansen una sorta di Dave Mustaine del power metal tedesco. Entrambi i musicisti hanno, infatti contribuito a creare le coordinate di uno stile musicale (il power metal tedesco Kai, il thrash metal Dave), hanno fatto parte di bands considerate delle istituzioni nel loro genere, e dopo essersene andati, hanno creato altri gruppi in grado di competere con esse, talvolta ottenendo risultati migliori, almeno dal punto di vista compositivo. Mi sembra quasi impossibile che siano passati già trent’anni da quando Kai ha mosso i primi passi nel music business, incidendo dischi che sono diventati dei capisaldi, a partire dagli Helloween, passando per Gamma Ray, Iron Savior, arrivando fino ai giorni nostri con gli Unisonic, dove Hansen ritrova l’amico Micheal Kiske. Trent’anni di grande musica, quasi sempre di qualità sopraffina. Musica veloce, aggressiva, ma pregna di positività e sano divertimento. Avrebbe potuto accontentarsi di un greatest hits, magari risuonato con diversi arrangiamenti, un po’ come hanno fatto gli ex compagni Helloween con “Unarmed”. Invece no: Kai Hansen ama troppo comporre, si diverte troppo a jammare. Per lui la musica è soprattutto passione, e quindi ha pensato bene di reclutare alcuni musicisti (Eike Freese alla chitarra, Alexander Dietz al basso e Dan Wilding alla batteria), invitare alcuni amici e registrare dieci nuovi brani in quello che è il suo primo album solista. Tra questi amici possiamo menzionare: Ralph Scheepers, Piet Sielck, Dee Snider, Tobias Sammet, Micheal Kiske, Frank Beck, Clementine Delauney. Musicalmente, ci troviamo di fronte ad un viaggio ideale attraverso tutta la carriera del rosso chitarrista, a partire dall’allegra “Enemies Of Fun”, alla conclusiva “Follow The Sun”, power speed song aggressiva e melodica, all’opener “Born Free”, unico brano in cui Kai canta da solo, dall’incedere acceptiano. Su “Stranger In Time”, Kai divide il microfono con Michael Kiske, Frank Beck e Tobias Sammet, mentre l’assolo conclusivo è suonato da Roland Grapow: la creme de la creme del power metal tedesco, insomma. “Fire And Ice” vede alla voce Clementine Delauney (Vision Of Atlantis), Markus Bischoff (Heaven Shall Burn) e Richard Sjunnesson (The Unguided), mentre alla chitarra troviamo un certo Micheal Weikath. Un album variegato, dove Kai si diverte ad esplorare le varie sfaccettature del proprio stile, spingendosi anche verso qualcosa di più moderno (non si erano mai sentite parti in growling nella sua discografia), ma senza snaturare troppo il songwriting che lo caratterizza da un trentennio.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10