(Gain Music/Sony) Intramontabili, indomabili, instancabili, gli svedesi Hardcore Superstar firmano l’undicesimo sigillo, l’undicesimo album dal titolo più che esplicito, un titolo che è una palese dichiarazione di intenti. Riff potenti, un hard rock con vene punk, un hard rock antico, primi anni ’80, ma con la modernità odierna, l’atteggiamento di un tempo che è sicuramente ancora attuale e molto efficace. “ADHD” è dannatamente provocante, sfacciatamente potente. Ma è con “Electric Rider” che iniziano le cose serie: un pezzo poderoso, catchy, travolgente e con un ritornello unico, intenso, pensato per le arene, per i grandi concerti. E la stessa cosa vale per “My Sanctuary”, brano tagliente con un ritornello epico, lascivo, possente, irresistibile, con versi che ricordano i migliori Guns’n’Roses. Molto più cattiva “Hit Me Where It Hurts”, brano dove affiorano gli antichi Motley con dettagli moderni molto intensi. Corale e ottantiana la title track (titolata con l’acronimo “YCKMRNR”), più violenta e punkeggiante “The Others”, anche se è dotata di un altro ritornello che non può passare inosservato al pubblico. Elettrizzante “Baboon”, gusti southern con “Medicine Man” prima di “Goodbye”, power ballad che congeda gli svedesi con gusto ed attraente melodia. Album molto curato, come sempre diretto ma sicuramente più ricercato: quasi tre quarti d’ora di hard rock intenso, costantemente catchy e costellato da ritornelli micidiali, riff che smuovono, fill di chitarra che sciolgono. Un album di oggi che esalta la storia, diverte, carica ed esalta.
(Luca Zakk) Voto: 8/10