(Indie Recordings) Malvagio. Malvagio. Schifosamente malvagio! “Scars” è putrefazione. “Scars” è dannazione, maledizione, odio, violenza, cattiveria. “Scars” è brutale, negativo, perverso. Black metal sintetico, oscuro, letale. Tastiere impiegate solo per rendere il tutto più oppressivo, freddo. Chitarre che creano riff che emanano perversione, che sono un autentico tributo al black norvegese, nonostante questa band sia Austriaca. Voce devastata, mai dominante, sottomessa, che si prostra a riff brutali, nervosi, mortali. “Scars” è il male, e le cicatrici -Scars- che lascia non potranno mai guarire, condannate a sanguinare per l’eternità. Ed oltre. E’ una sensazione così piacevolmente malata l’abbandonarsi ai questi suoni cupi, alla crudeltà di questa musica, alla perfidia espressa da ogni singolo maledetto accordo dissonante. Registrato in maniera intenzionalmente degenerata, quasi fosse un bootleg rubato a qualche demone della scena black degli anni ’90, questo debutto è infame, vizioso, iniquo. La chitarra è vizio. Il basso è infernale. Il drumming ossessivo. “Scars” annega l’ascoltatore dentro un oleoso putridume fatto di resti umani decomposti e dannati. Satura l’aria con l’assorbimento totale della luce, un rito di negazione di tutto ciò che abbia un colore che non sia nero o sfumature oscure di grigio. Black metal che predilige la profondità degli affondi piuttosto che disperdersi in sfuriate di velocità impossibile. Black metal che lascia il segno. Il marchio del diavolo. Black metal che annichilisce, che distrugge, che infetta. Contagioso, genialmente essenziale, contorto e stupendamente fantastico. La colonna sonora definitiva per abbandonarsi ad una deliziosa morte interiore.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10