(Amor Fati Productions) L’americano Alex Poole non conosce pace, non conosce riposo. Non contento dell’infinità di progetti nei quali è protagonista unico o componente (Chaos Moon, Krieg, ma anche Ringarë, Skáphe, Gardsghastr e molti altri) decide di affiancarsi a L.C., vocalist e autore dei testi, per dare vita a questo nuovo progetto di tuonante black metal. Il nuovo lavoro di questo veterano della musica estrema è di fatto un concept orientato sul confronto tra lo studio dell’alchimia e i tentativi dell’umanità primitiva di costruire e salire sulla Torre di Babele, con un concetto neoplatonico il quale stabilisce una struttura gerarchica di tutta la materia e la vita. Sostanzialmente l’album parla proprio dell’alchimia usata dall’uomo per spingere sull’ambizione, ignorando qualsivoglia lezione appresa dall’Eden, da Babele e da altre regole divine diffuse con i testi sacri. Partendo da questo concetto, ecco le fondamenta che ti permettono di salire o scendere la torre a tuo piacimento, tanto i rintocchi della salvezza risuonano comunque, qualsiasi sia il percorso intrapreso. L’espressione musicale di tali concetti spirituali, filosofici ed esistenziali diventa un black metal intenso, curato, ricco di melodia ma anche di possente aggressività. Veloce ma anche catchy e pulsante “Materia Prima”. Principi di black’n’roll emergono su “Sulfur, Salt, Mercury”, brano che poi progredisce con una impostazione remotamente symphonic black, senza rinnegare brutalità immonde e blast beats forsennati. Tirata ma con parentesi dal sapore rituale “Smaragdina”, oscura ma ancora una volta accentata da galoppanti melodie “Anima Mundi“. La conclusiva title track è un mostro di ben oltre un quarto d’ora di durata, nel quale la band esplora, spaziando da riff lineari con doppia cassa martellante a evoluzioni isteriche, passando per segmenti evocativi che esprimono appieno il concept del disco. Torna quella sensazione symphonic black, le vocals diventano disperate, verso un finale più elegante, eccelso, curato ed ancora una volta basato su ottime idee espresse con la chitarra. Debutto interessante. Forse i vari brani hanno troppe similitudini tra loro, una cosa che va oltre l’ovvio contesto di appartenenza ad uno stesso album. Ma “Snare of All Salvation” è comunque ricco di spunti avvincenti, riff rocamboleschi, momenti introspettivi e spazi dove la furia viene rilasciata senza controllo, confermando una interessante interpretazione del black metal.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10