(Amor Fati) Dannato e maledetto il black metal dei Häxenzijrkell. Quello che si ode in “Portal” è tra la dannazione, l’abisso e l’ignoto pur constatando che il parco testuale si basa su concetti cabalistici e per tanto di elevazione dello spirito. “Portal” ad aprirlo e poi varcarlo, significa però cedere, franare nell’oscurità i cui unici bagliori possibili sono l’elevazione dello spirito attraverso però la sofferenza voluta da entità ignote. La ‘congrega’, questo vorrebbe dire il nome della band, inscena cinque atti di un black metal tra il ritualistic, l’atmospheric e con tratti ottimamente raw con momenti quasi noise. Voci sguaiatamente in scream, druming scarno, ma i riff si prendono la scena per la loro vorace forza e distruttività stemperata da passaggi lenti o andanti, tuttavia mai dai toni sensibilmente melodici. In questo magma emergono feedback laceranti che offrono una rivisitazione stessa degli schemi black metal. “Portal” è quella dimensione nella quale nessuna anima vorrebbe andarci perché è un percorso non per chiunque. Il trio che si fa chiamare Häxenzijrkell intitola i cinque pezzi di “Portal” con i quattro mondi dell’Albero della Cabala, cioè “Atziluth”, “Beriah”, “Yetzirah”, “Assiah” e dunque, infine, “Aeon”, ovvero i sistemi agnotisci di credenze e ispiratori di filosofie antiche mai cadute o dimenticate. C’è dunque anche della spiritualità in questo universo pericoloso, proprio nella conclusiva “Aeon” che diventa un lungo cerimoniale. Un sound che vuole rifarsi o interpretare dottrine antiche, ma si mostra ostile, dannato. Un passare tra un black metal guerrafondaio ad ampie andature d’atmosfera, con voci, maschili e femminili, che recitano, declamano, pregano chissà cosa. Tra passaggi solenni e maestosi, fino a marce ipnotizzate dalla morte o, peggio, da una torturante cerimonia. Questo ritualistic atmospheric black metal al terzo album, QUI i due precedenti, con altre pubblicazioni minori, si candida ad essere una sontuosa esposizione del genere.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10