(Century Media) Riassumo in odo frettoloso e sintetico l’identità di questa band progressive, per chi non la conoscesse. Negli Headspace vi suona Adam Wakeman, tastierista figlio del celebre Rick, tastierista degli Yes. Adam è anche stato il tastierista di Ozzy Osbourne e in alcune occasioni nei Black Sabbath. Proprio come suo padre, infatti ricordate ad esempio che lui suonò le tastiere in “Sabbra Cadabra”? Il cantante è il bravo Damien Wilson dei Threshold. Il quartetto, completato da Pete Rinaldi alle chitarre, Lee Pomeroy al basso e Adam Falkner alla batteria, sforna il secondo album a quattro anni da “I Am Anonymous”, attraverso il percorso sonoro del grande progressive di marca britannica. Li si potrebbe quasi individuare tutti quei nomi che hanno segnato un’epoca e grazie alle sonorità degli Headspace che sanno accomodarsi in quella dimensione, riprenderla, donarla all’ascoltatore con una pulizia e una linearità melodica intensa. C’è da dire che il ‘moderno’ in questo sound rivive attraverso parti più tenaci, tipo Dream Theater o i Rush, che sollevano la tensione narrativa a livelli molto più diretti e sempre espressivi. ‘Narrativa’ perché Wilson nel suo cantato, infonde un continuo raccontare, recitare, narrare, appunto. Le canzoni diventano sviluppi sonori e testuali di grande effetto. Oltre settanata minuti di progressive ben espresso, pulito e bilanciato. Melodie sane, evocative e anche con qualche buonissima. Difficile sintetizzare a parole “All That You Fear Is Gone”, album con dentro un oceano di cose.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10