(Delta Productions) Cinque devastati Francesi si mettono in testa di fare del sudatissimo rock’n’roll. E, diavolo, ci riescono. Se ne fottono degli standard: l’inglese è la lingua del rock? Ma loro sono francesi e cantano nella loro lingua madre… dopo tutto, a loro cosa importa? E poi le chitarre hanno un suono universale, specie quando vomitano riff che fanno saltare, bere, urlare, mentre un basso ed una batteria lineari creano quella ritmica pulsante, sulla quale vengono costruiti degli assoli coinvolgenti, caldi, intensi. Hanno un cantante che forse è più alcolizzato degli altri quattro membri e la sua voce è in linea con il personaggio: sconvolta, sballata, assolutamente fuori di testa… a volte pure stonata, ma sempre piena di energia, di sballo, di follia. Pezzi come “Alcoolo” cambiano il ritmo del cuore, canzoni come “Trop Marginal” accelerano la velocità del sangue nelle vene, mentre i riff di “L’Amour Noir” mandano fuori di testa i globuli rossi, condannando l’ascoltatore ad una vita fatta di sregolatezza, follia, sballo ed abbandono. Energia elettrica con la conclusiva “Brulons la Route” assicura che nessuno possa uscire da questa mezz’ora di musica con un sorriso demente stampato in faccia, con la carnale necessità di scolarsi litri di birra, ruttare, urlare, togliersi i vestiti e ballare al travolgente ritmo di questi pazzi senza tempo, senza regole, fantasticamente senza senso. La non eccellenza del cantante ed il sound troppo ovvio e non nuovo sono fattori che vengono cancellati da un’autentica fonte di divertimento ed euforia. C’è poco da fare: la musica è divertimento, e gli Heaven’s Colt (moniker stupendo!) fanno del divertimento una vera religione, un culto, un credo, trasformando il loro album in qualcosa da non perdere.
(Luca Zakk) Voto: 7/10