(Autoproduzione) Originari di Bordeaux, i Heboïdophrenie debuttano nella scena death metal con un album potente e articolato nelle sue strutture, nelle quali si intravedono cose dei Bolt Thrower e Cannibal Corpse in egual misura. Meno di quaranta minuti concentrati in potenza, sprigionata da un riffing pieno, solido, sorretto da un basso veloce e una batteria che scandisce colpi decisi, divisi tra blast beats sparpagliati e mid-tempo ben diffusi, cinti da una doppiacassa impazzita. I brani vivono di diversi cambi, sia nel riffing che nelle linee dei tempi ma più di ogni altra cosa sono vivi di melodie sinistre, torbide, assassine. C’è un’atmosfera ammalata, pazza e tuttavia è qualcosa che serpeggia, si diffonde con subdola manifestazione perché i Heboïdophrenie non si comportano come degli assassini sonori, ma insistono in ogni brano a dare una direzione dinamica, vivace. Death metal vivo, non stagnante o colonna sonora di un atto di morte angosciante e funereo. “Origin of Madness” non propone novità, ma ha ordine compositivo e pulizia, una moderata tendenza alla distruzione, bilanciata appunto dall’uso di momenti andanti e poveri di tempi veloci. Buone le capacità di arrangiamento, le diverse parti che costituiscono i pezzi si allacciano tra di loro con naturalezza ed anche alcuni ricami delle chitarre sembrano essere fluidi e ben concepiti. Un debut album si, ma non banale.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10