(AFM) Dopo il discreto debut, per gli space power metallers Helion Prime è l’ora del secondo disco, certamente più incisivo, casinista e ambizioso del predecessore. Il cambiamento fondamentale riguarda il cantante, dalla rossa Kayla Dixon al cipriota Sozos Michael; sulla copertina campeggia invece sempre Saibot, il (credo) dinosauro spaziale che è la mascotte del gruppo… I californiani continuano a suonare abbastanza europei, e si dedicano sempre a una improbabile fantascienza vintage. In “A King is born” c’è una vaga componente prog che non dispiace di certo; serrata ma melodica “Atlas obscura”, gloriosa e squillante “Urth”, a mostrare le due anime del power degli statunitensi. Molto interessante la lunga “The human Condition”, che recupera sonorità alla Blind Guardian metà anni ’90 e le applica a un power appena più roccioso, direi in modalità migliori Primal Fear. “Spectrum” assume i toni carichi di una rocciosa power ballad; in conclusione troviamo la titletrack, di ben 17 minuti! Dopo un inizio d’atmosfera space, il brano assume i toni spigolosi, e a tratti quasi power/thrash, di una cavalcata a briglia sciolta; dopo un rallentamento attorno al settimo minuto il brano riparte con un occhio ancora ai ‘vecchi’ Blind Guardian. Gli ultimi passaggi hanno invece un piglio più maestoso, vagamente Iron Savior; da non trascurare l’apporto al brano della guest singer Brittney Slayes degli Unleash the Archers. Divertimento assicurato per i fan del genere!
(René Urkus) Voto: 7,5/10