(Pure Steel/Audioglobe) La ‘miglior heavy metal band del Brasile’ (titolo che, a mio giudizio, gli Hellish War si contendono con gli Enforcer e gli Hibria) torna all’attacco con un full-“length” di inediti dopo i fasti del tour europeo di quattro anni fa, che ha fruttato anche un album live uscito nientemeno che per la Hellion. La titletrack installa su una ritmica thrasheggiante dei ritmi quasi epic metal, e comunque dall’aria manowariana; “Reflects of the Blade” mi ha fatto invece pensare a quelle formazioni europee che suonano il cosiddetto ‘warrior metal’ (ad esempio i Lonewolf, gli Emerald o i vecchi Iron Fire) – un heavy/epic abbastanza sostenuto, con cantato grezzo e chitarre in bella evidenza su una sezione ritmica veloce e pulsante. “Fire and killing” ci seppellisce sotto un muro di chitarre onestamente un po’ troppo pesante, mentre è più sobrio ma ugualmente incalzante lo strumentale “Battle at Sea”, che fa inevitabilmente pensare ai Running wild. Di nuovo, però, “Scars” risulta decisamente prolissa e frastornante; e direi che il difetto fondamentale di questo disco pur godibile è l’eccessiva lunghezza dei brani (dieci per un minutaggio di 68 minuti!). Arriviamo così decisamente cotti alla conclusiva “The Quest”, nove minuti e trenta . “Keep it hellish” non è proprio un passo falso, ma onestamente risulta difficile da ‘gestire’.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10