(Peaceville Records) James McBain è un maledetto ruffiano perché riversa ogni possibile idea di grido che possa attirare l’attenzione del metalhead medio e uscirne con un applauso. Un ruffianata questo album, però gli riesce bene allo scozzese. James McBain ha fatto bene le cose, mischiando heavy e speed metal, black e death metal, punk. Qualche riff accattivante, qualche ritornello ispirato, arrangiamenti di sorta che possono arrivare da nomi di grido, per esempio i Motörhead oppure gli Iron Maiden, ed ecco uno dei lavori più fruibili, esaltanti quanto benevolmente derivativi che si sia pubblicato dll’inizio dell’anno. Proprio questo assemblare tra cose vecchie e note, soprattutto dal punto di vista del genere che sembra essere maggiormente uno speed metal con derivazioni death-black metal, pone il canovaccio principale e personale del musicista. Il resto è una cavalcata di riff che sanno essere accattivanti, immediati e sorretti da pattern ritmici travolgenti ed adrenalinici. I lampi che si avvertono da band blasonate, sono intermittenze, momenti brevi ma incisivi e si fanno sentire e tatuandosi sulla pelle dell’ascoltatore, solleticandone la sua passione per il metallo.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10