(High Roller Records) Non mi ero strappato i capelli per il debut del progetto Hellwell, ma stavolta Mark Shelton e il suo enigmatico amico organista E. C. Hellwell (sempre che esista realmente!) hanno fatto le cose in grande: il frontman dei Manilla Road ci regala un album oscuro e ammaliante, dove l’epic metal convive con il rock lisergico e si nutre di atmosfere fumose e malsane. “Behind the Demon’s Eyes” si sviluppa su sei brani omogenei ma sfaccettati. “Lightwave” sono quattro minuti oscuri, barbarici, opprimenti: una sorta di incrocio fra i Manilla e i nostri Dark Quarterer! “Necromantio” vede sugli scudi l’organo impazzito e mefistofelico di E. C. Hellwell; poi ci sono i sedici minuti della gigantesca suite “To serve Men”. Nei primi passaggi, relativamente melodici, spicca il refrain orecchiabile e intenso; quindi, dopo un break di organo, il brano cambia completamente, trasformandosi in veloce e aggressivo. Shelton si lancia quindi in un assolo da horror metal prima che si torni al motivo iniziale: l’impressione generale è quella di un brano ottimamente congegnato e accattivante dall’inizio alla fine. “The Galaxy Being” trasporta l’epic metal nello spazio profondo: l’organo si presta a suoni sci-fi volutamente vintage, per una epopea che sarebbe stata benissimo su ‘Weird Tales’. Il disco si chiude con un altro mastodonte di 13’, “The last Rites of Edward Hawthorn”: una dolce intro di piano di ben tre minuti è preludio al brano vero e proprio, che ha prima una docile parte slow e poi si inasprisce improvvisamente, lanciandosi su tonalità quasi da rock psichedelico. Non più, e non soltanto, un side project, ma qualcosa che meriterebbe di essere suonato dal vivo.
(René Urkus) Voto: 8/10