(Videradio) MetalHead ha già incrociato la propria strada con gli Heretic’s Dream, band per buona parte italiana ma accasata in Inghilterra: il nostro presidentissimo Alberto Vitale ebbe per “The Unexpected Move” parole di elogio ma anche critiche ben argomentate (QUI). Tocca a me, oggi, recensire il secondo disco di questa formazione interessante ma forse un po’ dispersiva: gli undici brani di questo “Walk the Time” (cui collaborano numerosi ospiti importanti, fra gli altri Steve Volta, Pier Gonnella e Terence Holler) sembrano voler abbracciare uno spettro musicale troppo ampio per un solo album! Sia chiaro, la varietà nel metal è più che benvenuta, ma i nostri scorrazzano da certe forme di pop metallizzato al gothic al progressive più spigoloso, e il disco ne perde decisamente in identità. Vediamo in dettaglio. “Outcasted” ha chitarre così pesanti da apparire quasi sguaiate: il contrasto con l’angelica voce di Francesca Di Ventura è addirittura troppo marcato. Ma dopo questa falsa partenza, “Chains of Blood” ci regala belle sfumature progressive (merito soprattutto di una precisa sezione ritmica) prima del potente refrain goticheggiante. Meravigliose le linee vocali di “Behind the Mirror”, che si muovono fra chitarre da progressive arcigno alla Symphony X e improvvise aperture melodiche. “I believe in you” è una ballad acustica che si concede addirittura quello che sembra un flauto di pan (!), mentre è potente ma canonico il groove metal di “Shockwave”. Quindi è poco incisiva la ballad “The broken Silence”, con toni che mi sono sembrati un po’ stereotipati, e quando arriviamo alla conclusiva “The next Level”, melodic metal che mi sembra di scuola nordeuropea, l’ascoltatore è necessariamente un po’ disorientato. Sia chiaro che questa non è una bocciatura, ma come potete vedere anche io, come il mio predecessore, mi trovo a esprimere in egual misura elogi e critiche… forse alla band manca semplicemente un ultimo passo verso la maturazione completa: undici brani che coprono praticamente undici espressioni musicali diverse (se non addirittura undici generi diversi) finiscono per risultare frastornanti.
(Renato de Filippis) Voto: 6/10