(Amor Fati) Emerge dal Belgio questo progetto denominato Herzog e nato qualche anno fa ma che solo oggi riesce a debuttare con un album. “Furnace” è una dimensione che si nutre di oscurità e sprigiona un freddo destabilizzante. Attraverso il black metal Herzog corona una fiumana fredda e oscura, con distorsioni delle chitarre che ricalcano quelle dalla prima ora del black metal norvegese, come Darkthrone o Burzum per esempio. Il cantato è un growl asciutto, ombroso ma emergono nel corso dell’album anche soluzioni in scream. Le atmosfere imbastite da Herzog possono correre sul filo del classico black metal che arriva da lande lontane, antiche, oppure da anfratti nascosti, dimenticati e per ragioni ovvie: perché qualcosa di sinistro e pericoloso ci vive con sommo disprezzo. Un album che comunque suona oscuro e vibra di un’intensa e preoccupante dannazione. Oltre alle canoniche fasi veloci con blast beat a corredo, le chitarre lavorano sia con litanie sprigionate con un suonare in tremolo, sia con refrain e armonizzazioni che producono l’effetto di melodie tra l’epico e fugace maestosità. Le fasi più lente rievocano scenari doom metal e alcune di queste soluzioni ricordano gli Asphyx ma in una versione black metal. Il grande merito di Asgeir Amort, padre naturale di Herzog, è la capacità di creare riff che alimentano una linea melodica che prosegue senza sosta, lasciandosi captare dall’ascoltatore con semplicità. Il drumming di Hochofen suona troppo nascosto perché seppellito dalla coltre delle distorsioni. Tuttavia la produzione non si discosta molto da quella di album fondamentali del genere e che hanno presentato delle pecche simili. “Furnace” è affascinante nelle sue trame, invitante nel suo essere del ‘true black metal’.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10