(Iron Bonehead) Si sa poco di questa entità proveniente dalla Spagna. Non si capisce bene se sono in tre o se si tratta di una one man band. Beh, poco importa: se è la musica a parlare allora siamo di fronte a del materiale molto valido. Considerando infatti che prima di questo album d’esordio c’è stato solo un EP datato 2012 possiamo segnarci gli Hic Iacet tra i nomi da tenere d’occhio nei prossimi anni. Il platter comincia con la title track. Black metal furente e oltranzista. Nero nel suono e negli intenti, con richiami ai primi Horna ma con una produzione stranamente pulita e un mixaggio veramente buono, con ogni strumento ben distinguibile. “Infinite Consciousness” rallenta un po’ il ritmo, per una traccia leggermente più riflessiva ma comunque potente e oscura. Si riprende a correre con “Death in the Abyss of Meditation”, brano ancor più potente dei precedenti, con reminiscenze dei Watain più “commerciali” e con una parte centrale più evocativa e distesa. La voce è cavernosa e blasfema al punto giusto, e nelle restanti tre tracce la release scorre che è un piacere, con una nota di plauso per “Mahakala”: un brano completo, ben scritto, con un incedere marziale tipico dell’esordio dei Burzum e con un rituale tantrico recitato in apertura. Va precisato che non vi è traccia di alcuna rivoluzione sonora rispetto agli stilemi del genere, ma questo fattore non è assolutamente assimilabile ad un difetto. Siamo di fronte semplicemente a sei tracce di Black realmente ben fatte. E scusate se è poco.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10