(Zimbalam) Interessante vedere come cambi il mercato discografico: gli hard rockers Hideweaver, una carriera ultradecennale alle spalle ma qui al debut sulla lunga distanza, hanno deciso di ‘pubblicare’ il loro album soltanto in digitale (e peraltro a un prezzo abbordabilissimo), riservandosi in futuro la possibilità di editare una copia fisica. Segno della crisi o segno d’intraprendenza, per raggiungere facilmente il pubblico più vasto possibile? Ai posteri l’ardua sentenza e veniamo ad una analisi di “Silver Bullet”, in parte dedicato (è facile intuirlo) ai werevolves (uno o meglio una di esse campeggia già sulla cover). L’intro ‘recitata’ ci pone subito in un contesto da lupi mannari, poi parte la titletrack: energica, con suoni abbastanza moderni, dal ritornello ultramelodico animato dalla bella timbrica chiara del singer Nando Dessena. A dire il vero c’è meno solarità nei brani successivi: “Opus Die” inclina anzi verso un classico heavy metal (non è l’unico caso, si veda ad esempio “$alevation”, una dura critica della mercificazione religiosa), e il chilometrico refrain di “The scarlet Whore” è comunque molto arrembante e diretto. Si torna all’hard rock puro con “Wait until Dark”, uno di quei brani che ti spara subito il coro del refrain e poi te lo ripropone due minuti, quando praticamente lo hai già imparato! Un bel po’ di sana potenza di “Eyes open Wilde”, quasi priestiana in alcuni passaggi, mentre “Of Beauty and Vanity” si concede uno splendido intermezzo strumentale a metà fra il medievale e l’epico. Forse non sarà in tono con il resto del disco, ma ci sta benissimo! Solida e trascinante la conclusiva “Shades”. Ben poche sbavature per un disco riuscito e del quale si auspica, a questo punto, una pubblicazione ‘vera’!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10